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Ricongiungimento familiare per un cittadino pakistano, un caso transnazionale con coinvolgimento del Consolato d’Italia a Islamabad (Pakistan)

Un caso transazionale che ha coinvolto anche il Consolato d’Italia a Islamabad in Pakistan. Un ricongiungimento familiare, che doveva essere un passaggio formale semplice, si è trasformato in un’odissea per U.S., un cittadino pakistano di 36 anni, nato a Sargodha e residente a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino. Assistito dall’avvocato Francesco Liguori, U.S. ha dovuto affrontare un percorso legale complicato per riunirsi con sua moglie, K.F., che si trovava sola in Pakistan e in attesa del loro bambino.

 

Il caso

U.S. ha ottenuto il “Nulla Osta” al ricongiungimento familiare dallo Sportello Unico per l’Immigrazione di Avellino. Immediatamente, ha iniziato il processo per fissare un appuntamento presso l’Ambasciata d’Italia a Islamabad per la sua coniuge, al fine di formalizzare la richiesta di visto per motivi familiari. La normativa prevede che questo processo debba essere completato entro sei mesi.

 

Le difficoltà

Nonostante i ripetuti tentativi, la fissazione dell’appuntamento si è rivelata un percorso ad ostacoli. Dopo mesi di attesa senza alcuna risposta, U.S. ha coinvolto i suoi legali per inviare due distinti inviti a fissare l’appuntamento, facendo rilevare la situazione di “fragilità” della coniuge, che si trovava sola in Pakistan e prossima al parto.

Dal Ministero degli Affari Esteri è giunta una nota che, in sostanza, chiedeva di “pazientare” a causa dell’elevato numero di richieste. Tuttavia, la situazione è rimasta invariata, nonostante le sollecitazioni.

 

L’azione legale

Trascorsi oltre 90 giorni dalla prima richiesta senza alcuna formalizzazione del visto, U.S., attraverso un avvocato italiano, l’avvocato Francesco Liguori, ha presentato ricorso per lamentare “l’illegittimità del silenzio serbato dall’amministrazione resistente avverso le plurime richieste inoltrate”. Con la nascita del bambino imminente l’urgenza della situazione non poteva essere più ignorata.

 

La richiesta ai giudici

Nel ricorso, è stato chiesto ai giudici di “ordinare al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Ambasciata Italiana ad Islamabad, Pakistan), la fissazione urgente di un appuntamento per la legalizzazione documentale e per la richiesta di visto in tempi compatibili con la nascita del bambino”.

 

 

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